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Recensione di Blackwood Crossing

Titolo: Blackwood Crossing
Genere: Story-Driven in prima persona
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: PaperSeven
Produttore: Vision Games Publishing
Data di uscita: 4 aprile 2017 (su console)

Premessa

Quando mi è stato chiesto di recensire Blackwood Crossing, l’ho etichettato inizialmente come qualcosa di carino, da giocare in qualche oretta nel tempo libero, e con uno stile cartoonesco che mi faceva pensare ad una storia leggera, con qualche puzzle game qua e là… Non mi aspettavo di avere davanti un’avventura tanto profonda, emotiva… Da vivere.

Ergo, non avevo idea di quanto mi sbagliassi. Ma andiamo con ordine.

 

Il viaggio emotivo… sulle carrozze del treno

“Cos’è esattamente Blackwood Crossing?”, vi starete chiedendo. Se dovessi descriverlo in poche parole, lo farei dicendovi che è un’avventura grafica con visuale in prima persona , che punta  in maniera decisa sulla forza della storia che intende raccontare, e lo fa in maniera egregia, riuscendo ad emozionare il giocatore, man mano che si progredisce con la storia, grazie ad un apprezzabile climax narrativo.

Il titolo è stato sviluppato da PaperSeven, un piccolo studio indipendente situato in quel di Brighton, nel Regno Unito, che ha messo insieme un gruppo di 12 sviluppatori (ai quali si aggiunge qualche collaboratore esterno), e ha creato questa piccola perla acquistabile al costo di 15,99€ per le console Xbox One e PlayStation 4, e per PC.

Il gioco è composto da quattro capitoli, più un prologo e un brevissimo epilogo presente dopo i credits finali.

L’avventura  è quasi completamente ambientata su un treno e vede come protagonisti due fratelli, Scarlett e Finn, in viaggio verso una meta che rimane ignota al player.

Finn è un ragazzino di circa 8-10 anni, che si comporta come tutti i bambini di quell’età. È vivace, non sta mai fermo e rimprovera la sorella maggiore delle poche attenzioni che questa gli riserva, poiché è sempre impegnata al cellulare, o ad uscire col suo ragazzo, Cameron. Finn adora lo spazio, le farfalle, disegnare, e ha una casa sull’albero che in molti hanno sempre desiderato avere nel proprio giardino.

Scarlett, invece, è una ragazzina che si affaccia in quel periodo terribile che è l’adolescenza (in questo contesto, femminile), segnato dalle molteplici fasi che vanno dal goth alla “it girl”, quelle che causano vergogna, da adulti, al solo ripensarci ma le stesse che, in fin dei conti, ti hanno reso la persona che sei. Come ogni adolescente che si rispetti, ha la testa tra le nuvole ed è troppo impegnata e concentrata sulla sua vita sociale, per stare dietro al fratellino.

D’altro parte è difficile star dietro ad un Finn che si comporta in maniera a dir poco frustrante, tra dispetti e scaramucce tipiche di un bambino che desidera solamente passare del tempo con la sorella.

Il loro rapporto, prima dello “sviluppo” di Scarlett era molto costante: lei era una vera e propria compagna di giochi con cui condividere un linguaggio segreto, un planetario tutto particolare, e la fantastica storia di una principessa ammazza-draghi.

Purtroppo però, i due fratelli non hanno passato un’infanzia felice, avendo vissuto il pesante trauma di aver perso entrambi i genitori, un fatto che li ha costretti a contare sempre e comunque l’uno sull’altro, portandoli anche a crescere prima dei propri coetanei, soprattutto per quanto riguarda la piccola Scarlett.

Nel plot proposto dai ragazzi di PaperSeven, le loro vite vengono ulteriormente stravolte durante un innocuo viaggio in treno, durante il quale fa la sua comparsa un misterioso personaggio che Scarlett rinomina “Bunny Boy”, ossia “Ragazzo Coniglio”. Nelle varie carrozze, iniziano ad apparire strane figure con le facce coperte da maschere di vari animali, o addirittura da una busta di carta. Inutile dire che la reazione di Scarlett è quella che probabilmente avremmo tutti: un mix tra stupore e paura. La tensione si va a placare una volta che interagisce con una delle creature, capendo che, in un modo o nell’altro, conosce tutti loro. È in questo momento che hanno inizio una serie di mini-giochi e puzzle che andranno avanti per tutta l’avventura.

Infine, parlando del plot narrativo, precisiamo che, nonostante la storia sia lineare e circoscritta, abbiamo la possibilità di compiere alcune scelte di dialogo, più che altro nel tono usato da Scarlett per rispondere soprattutto al fratellino. Possiamo scegliere la strada della sorella buona e comprensiva, quella della sorella maggiore severa che non ne lascia passare una, o quella della teenager che risponde sempre e comunque in maniera sarcastica. Una scelta interessante, che ci permette di plasmare Scarlett quasi a nostra immagine e somiglianza, decidendo il tono della risposta. Vi sfido a non optare mai per le risposte da sorella severa con un fratellino frustrante quanto Finn!

Elementare, breve ma intenso

Noi l’abbiamo finito in circa tre ore e dobbiamo ammettere che alcuni di questi mini-giochi si sono rivelati più ostici del previsto. Ciò nonostante la maggior parte dei rompicapi proposti è immediata, e si tratta più che altro di interagire con i personaggi presenti nei vari vagoni del treno, ascoltare bene tutto ciò che dicono (brevi locuzioni, per lo più, quindi non è stato molto difficile, né tedioso), e trovare la risposta corrispondente tra le frasi pronunciate dagli altri personaggi presenti sulla scena, in modo da ricostruire un dialogo vero e proprio.

I mini-games più complessi sono stati quelli aventi a che fare con l’ambiente circostante, per via di “ostacoli” che non risultavano immediati ed è risultato abbastanza frustrante localizzarli, tanto da dover mettere in pausa, prendere un respiro profondo, e riprendere col gioco una volta ritrovata la calma. Non vi elenchiamo, ovviamente, quali sono per non rovinarvi la sorpresa, ma senz’altro vi consigliamo di guardarvi bene intorno, e vi suggeriamo che, almeno in alcuni casi, la risposta è davvero la prima cosa più semplice e scontata che vi viene in mente.

Tra le sezioni che abbiamo trovato meno coinvolgenti e più stancanti ci sono le “Fetch Quest” , le quali, però, non incidono in maniera eccessivamente negativa sul gioco e sulla godibilità della trama, ottima e intrigante dall’inizio alla fine.

In termini di gameplay  nudo e crudo, uno dei lati negativi, sicuramente, è il non poter correre, ma dover usare un passo quasi estenuantemente lento, soprattutto in alcune scene adrenaliniche dove la possibilità di correre avrebbe quasi sicuramente dato una marcia in più.

Per quanto riguarda il resto, l’esperienza ludica offerta è complessivamente positiva grazie a comandi semplici ed intuitivi nonostante, a volte, è stato necessario cliccare più volte su un oggetto prima di veder spuntare l’opzione per interagirci, avvicinandosi così tanto a qualcosa, quasi da finirci addosso, prima di poter vedere finalmente comparire il comando. Si è trattato di qualche caso isolato, che però è risultato comunque fastidioso.

Nel corso del gioco, abbiamo interagito con alcuni oggetti, una minima quantità rispetto a quelli presenti sulla scena, e ne abbiamo dovuto raccogliere altrettanti pochi, utilizzandone alcuni in vari puzzle e mini-giochi presenti.

Gli items, però, non sono l’unica cosa con cui possiamo interagire, dato che, grazie al mondo quasi magico in cui vengono catapultati i due fratelli, si avrà un potere particolare che permette ai protagonisti di poter controllare il fuoco, dare vita a degli oggetti inanimati, e sconfiggere l’oscurità.

Viaggio in Treno in Prima Classe? Emh… Non proprio…

Per quanto riguarda l’estetica, non ci siamo trovati davanti un comparto tecnico eccezionale: è vero, si tratta di un indie ma, in relazione alle ore proposte e al tipo di gameplay offerto, si poteva pretendere qualcosa in più. Nonostante alcuni elementi artisticamente piacevoli, texture, filtri e animazioni sono poco al di sopra della sufficienza.

A proposito di “ambiente circostante”, abbiamo un’altra critica da muovere al team di PaperSeven, che avrebbe dovuto pensare ad economizzare di più lo spazio presente, visto che si trattava comunque di fare avanti e indietro per i vagoni di un treno, che di per sé sono noti per il poco spazio che offrono. Nel gioco sono presenti, ad esempio, sedili e tavolini che si sarebbe potuto evitare di posizionare in mezzo al vagone, dato che rendono più difficile muoversi all’interno di uno spazio già minuscolo, e con un personaggio che non solo è lento, ma volte risulta legnoso da guidare.

In un gioco come questo, non possiamo non citare le musiche, visto il ruolo importante che dovrebbero avere in un titolo che si prefissa di raccontare una storia dal carico emotivo così pesante. Ebbene, di solito queste cose sono molto soggettive, soprattutto a seconda di quanto vi lasciate influenzare dalla storia, ma personalmente vi posso dire che le ho trovate magiche, in perfetta armonia con quello che stavo vivendo tramite Scarlett. In alcuni punti il mix tra l’impatto e visivo e quello audio, è stato talmente forte da causarmi non solo gli occhi lucidi, ma anche la pelle d’oca. Le melodie scelte dal team si accordano perfettamente al tono malinconico di alcune scene, portando il carico emotivo ad un livello ancora più alto.

Tra le curiosità che non possiamo farea meno di segnalarvi, ci sono i vari poster sparsi per i vagoni del treno, che richiamano alcuni dei film più famosi di vari generi come citazioni de “Il Silenzio degli Innocenti” e “Donnie Darko” e altro ancora che non vogliamo spoilerarvi.

Un’ultima critica va al doppiaggio, che non abbiamo trovato sempre all’altezza della storia raccontata. Soprattutto la doppiatrice di Scarlett, a volte risultava quasi annoiata piuttosto che carica delle emozioni che avremmo voluto sentire e vedere in certe situazioni. Un elogio va invece al doppiatore del piccolo Finn, che sicuramente aveva il compito più arduo di tutti.

In sintesi

Tirando le somme, quindi, ci troviamo di fronte ad un gioco che senz’altro racconta una storia struggente ed emozionante, dalle tinte cupe e malinconiche, ma che ci ricorda che c’è sempre una luce alla fine del tunnel. Un titolo che rende al meglio cosa significa, anche in termini di frustrazione, essere una sorella maggiore e gestire un fratellino così piccolo e che richiede così tante attenzioni, soprattutto se ad occuparsene non sono presenti i genitori a causa di una disgrazia che li ha strappati via ai propri figli troppo in fretta.

Blackwood Crossing non è perfetto, e sicuramente è fin troppo breve, ma raggiunge l’obiettivo che il team di PaperSaven si era prefissato quando ha ideato questo titolo, ossia quello di regalare emozioni.

Pregi:

  • Storia emozionante e accattivante, ben raccontata…
  • Bei personaggi…
  • Ottime musiche che si accordano perfettamente con il tono della storia.
  • Doppiaggio in inglese, ma sottotitoli leggibilissimi in italiano.
  • Nonostante la storia sia lineare e circoscritta, ci sono alcune scelte di dialogo.

Difetti:

  • …ma troppo breve e che può risultare scontata, per i più attenti.
  • …ma doppiaggio che a volte non è all’altezza.
  • Pesante assenza di corsa per Scarlett, che rende il gioco ancora più lento.
  • Spazi ristretti che rendono frustrante muoversi all’interno di essi.
  • Mini-giochi a volte frustranti.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7*

TRAMA7,5

GAMEPLAY6,5

COMPARTO TECNICO 6

COMPARTO SONORO 7,5

* VOTO SULLA SCALA DEGLI "INDIE GAME”

La recensione di Blackwood Crossing è stata scritta e curata da dryily per GameStorm.it, pubblicata il 17-04-2017

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Blackwood Crossing

  • Versione ps4 in esclusiva digitale
  • Data di uscita:
    04-04-2017
  • Categoria:
    avventura
  • Disponibilità per:
    XONE PS4
  • Popolarità:
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Valutazione del gioco 7

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