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Recensione di Dragon's Crown

Titolo: Dragon's Crown
Genere: Role Playing - Picchiaduro a scorrimento
Piattaforma: PlayStation 3
Sviluppatore: Vanillaware, Atlus
Publisher: Atlus
Data di uscita: 24 Ottobre 2013

Da ragazzino adoravo passare i pomeriggi dei weekend nelle sala giochi, o in quei bar attrezzati con qualche cabinet della neo geo o della capcom. Si inserivano 200 lire e si sperava di superare il livello raggiunto in precedenza, e magari essere il primo a vedere il nuovo boss finale. I videogame che mi piacevano di più erano quelli a scorrimento orizzontale, tipo Altered Beast, Golden Axe o Vendetta: potevo stare anche 3 ore filate solo a guardare altri che giocavano.

Ho spesso nostalgia di quei tempi, in cui i videogame non erano produzioni da 250 milioni di dollari e non volevano essere realistici a tutti i costi: dovevano stupire, divertire, ammaliare il giocatore, e possibilmente trasportarlo in un mondo che non avesse niente a che fare con la realtà. Ecco, quando qualche giorno fa ho provato Dragon's Crown, è stato come viaggiare nel tempo a 20 anni fa, e rivivere quelle sensazioni che si possono solo avere da bambini di fronte a un gioco, ma godendo dello stile e la qualità disponibili ai giorni d'oggi.

Dragon's Crown è un Role playing picchiaduro a scorrimento. E' un termine che si vede raramente nelle classificazioni dei videogame moderni, ma rende bene l'idea. Si tratta di un genere ormai scomparso in cui il gioco si svolge in un piano bidimensionale che può scorrere solo orizzontalmente. I giocatori devono farsi strada attraverso orde continue di nemici di ogni tipo per arrivare ad abbattere il boss finale che permette di completare il livello. L'RPG sta nel fatto che si possono scegliere diversi personaggi e ognuno ha peculiarità e caratteristiche diverse. Due esempi di gioco di questo tipo erano “Golden Axe” e “The King of Dragons” (quello in cui i personaggi quando cominciavano un nuovo livello alzavano il braccio armato e gridavano “Ooohhhh” con la voce di Babbo Natale), da cui Dragon's Crown prende tantissima ispirazione e spesso ne cita esplicitamente delle scene.

Il suo genere è una delle caratteristiche per cui questo gioco della Vanillaware emerge dall'attuale massa di videogame fatti bene ma noiosi, di cui è composto il mercato della tripla A, ma andiamo nel dettaglio a vedere le altre peculiarità di questo splendido videogame.

La cosa che colpisce di più al primo sguardo è sicuramente la grafica del gioco. Solo guardando la copertina o il filmato iniziale, già ci si innamora. Vanillaware e Atlus hanno avuto l'ottima idea di usare il 2D (anche perché per uno scorrimento orizzontale, il 3D sarebbe stato sprecato), utilizzando la tecnica tipica dei manuali cartacei dei giochi di ruolo: i disegni sembrano realizzati con carboncino, acquerello e matite colorate invece di photoshop, e sembra di guardare un album da disegno invece che lo schermo di una TV HD. Anche i filmati sono realizzati con sezioni fisse di disegni bidimensionali che si muovono l'una rispetto all'altra, ottenendo che il movimento sembri dato da dei fili trasparenti che tirano fogli ritagliati e vincolati tra loro da un chiodino; come le marionette che si facevano alle elementari. Ma la scelta grafica che più si fa apprezzare è l'esagerazione: se si sta realizzando un videogioco di un genere diverso dagli altri, con uno stile grafico non usuale e particolare, perché non estremizzare il concetto? Ecco quindi che il nano ha un vitino da vespa e una tartaruga di addominali che arriva alle orecchie, la strega ha due tette che fanno provincia che sballonzolano ovunque in corsa, e l'amazzone ce le ha poco meno grosse ma compensa con la massa di muscoli disseminata per tutto il corpo coperto solo da un bikini striminzito. Anche il background, i personaggi non giocanti, i mostri e gli effetti magici sono esageratamente dettagliati e con un tratto esasperato, tanto che sembra quasi di giocare a un quadro surrealista, più che a un videogame.

L'ambientazione mi sembra sia abbastanza chiara: anche il titolo fa capire che siamo nel mondo del fantasy, quindi medioevo, castelli, dragoni e magia, ma anche tritoni, minotauri e tappeti volanti. La storia vede il re scomparso nel tentativo di recuperare la Dragon's Crown, un artefatto in grado di controllare i draghi. Voi dovete dare una mano a sto povero regno che all'inizio vede i classici intrighi di corte, e alla fine sarà attaccato dal drago resuscitato proprio col gioiello che stava cercando il re. In questo caso non mi preoccupo di spoilerare la trama del gioco, tanto è una componente abbastanza inutile. La vicenda serve solo da filo conduttore delle varie missioni, ovvero dei doungeon da completare sconfiggendo il boss finale. Il giocatore vuole solo godersi l'azione e immergersi in questo cartoon interattivo, quindi chi se ne frega se il duca Tal dei Tali vuole spodestare il re rubandogli lo scettro. Anche in questo aspetto la Vanillaware ha voluto estremizzare: se gli altri videogiochi moderni hanno una storia ben curata, qui addirittura la trama è quasi inesistente, esattamente come nel '94 quando le schermate piene di parole venivano regolarmente skippate premendo ripetutamente il pulsante di attacco.

Ciò che più fa tornare il giocatore agli anni novanta quando gioca a Dragon's Crown è sicuramente il gameplay. La sua semplicità ed immediatezza ricalca fedelmente quelle di “King of Dragons” in cui si sceglieva un personaggio (ognuno con qualche caratteristica peculiare) e il gioco iniziava direttamente senza tanti fronzoli, tanto si sapeva già quello che andava fatto. Anche qui la  Vanillaware ha fatto parecchie scelte intelligenti, ottenendo un gameplay semplice ma arricchito di quei caratteri da RPG moderno che ne aumentano l'appeal e la giocabilità.

All'inizio del gioco si può scegliere tra 6 personaggi diversi: il guerriero, l'amazzone, il nano, il mago, la strega e l'elfa. Ognuno è caratterizzato da qualità peculiari e da un livello di difficoltà (indicato chiaramente). Il primo è il classico tank dall'armatura completa e uno spadone degno di Cloud di Final Fantasy VII; semplice da utilizzare, potente e con buona robustezza. L'amazzone è un po più debole ma con un'agilità notevole e potenti attacchi aerei; anche lei è ottima per i meno esperti, ma si distingue soprattutto per la fisicità esagerata di cui ho già parlato. Il nano sa caricare gli attacchi e riesce a lanciare praticamente ogni cosa; è semplice da utilizzare ma molto divertente, anche nel suo aspetto estremo. Il mago sa lanciare incantesimi spettacolari che sfruttano gli elementi e la materia, può levitare, teletrasportarsi, sparare fulmini; è il figo del gruppo ma non è per niente facile da utilizzare. La strega sa evocare alleati che aiutino nel combattimento, trasformare le ossa in scheletri e rendere i nemici dei rospi; è la gnocca del gruppo, ma anche uno dei personaggi più difficili da giocare, anche per tutto quello sballonzolare del suo enorme seno che ti distrae continuamente dall'intento di salvare il regno... se sei un maschietto, ovviamente. Infine l'elfa è potentissima con archi e balestre, ed estremamente agile; però la bassissima energia e la difficoltà a non venire coinvolti negli scontri corpo a corpo la rendono sicuramente il personaggio per i giocatori più esperti.

Il meccanismo di gioco è di una semplicità estrema: i livelli sono tutti composti da schermate che scorrono in orizzontale e danno l'accesso alla successiva eliminando tutti i mostri in gioco. Ogni mostro lascia sul terreno dei soldi che serviranno poi per acquistare equipaggiamento e aumentano l'esperienza per conquistare l'agognato “level up”. Sono disseminati qua e là dei forzieri e delle porte chiuse, che richiederemo di aprire ad un ladro, utile solo in queste occasioni. Le porte che non sono all'estrema destra delle schermate servono solo a dare qualche ramificazione al percorso per conquistare più denaro e punti esperienza. A proposito di ladri, ogni tanto compare un ladruncolo con un sacco sulle spalle che ti stordisce e ti ruba denaro e equipaggiamento, ma che se colpito lascia sul terreno ulteriori oggetti preziosi per arricchire il proprio bottino. Uno dei tanti omaggi a Golden Axe o King of Dragons (quando ho visto quella scena mi sono quasi commosso).

Dopo ogni livello, dopo aver sconfitto il boss finale, si ritorna sempre in città, dove si fanno gli acquisti, si riparano le armi, si scelgono gli alleati e si identifica il bottino (una delle poche pecche del gioco: è una rottura di scatole dover identificare ad ogni missione i vari oggetti che si trovano in battaglia). Nella taverna poi si salvano i progressi e volendo si prepara il party, infatti durante le missioni si trovano dei mucchietti d'ossa, che portandoli dal chierico della città si possono resuscitare dei personaggi, che vanno ad ubriacarsi e aspettare il tuo arrivo per aggregarsi all'allegra banda di picchiatori. Questo semplice meccanismo permette di far vivere anche al giocatore singolo la vera potenzialità di questo gioco: il multiplayer.

Anche questo aspetto del gioco ricalca quello che ti presentava il classico gioco da cabinet degli anni passati, in cui i diversi giocatori erano in piedi, affiancati di fronte lo stesso schermo a smanettare come dei pazzi col joystick. Il riassunto dei personaggi (icona, energia, mana e poco più) si vedevano nella parte alta dello schermo e quando uno ci lasciava le penne compariva il “Continue?” sotto all'immagine dell'eroe sbarrata o dolorante. Anche in Dragon's Crown il meccanismo è il medesimo: sia da soli, che in co-op di fronte alla stessa TV, oppure online, è possibile creare un party di quattro personaggi che combattono contemporaneamente i mostri sulla stessa schermata. Purtroppo la grafica ricercata e curata e la spettacolarità degli attacchi fanno sì che a volte sullo schermo ci sia un tale caos da perdere di vista il proprio personaggio, ma il divertimento e il piacere della vista che ne scaturisco non fanno per niente pesare questo difetto.

L'unico aspetto negativo del gameplay sono le missioni secondarie: si tratta sempre e solo di ritornare sui livelli già affrontati e rifare gli stessi percorsi combattendo con gli stessi mostri per avere come ricompensa delle immagini (di una qualità e bellezza impressionante, per carità) e punti esperienza. Devo dire che dopo 2 o 3 ci si rompe un po le scatole a risolvere queste side quest; la Vanillaware avrebbe guadagnato qualche punto in più se avesse inserito nelle missioni secondarie qualche puzzle o situazione che rompesse un po la monotonia del meccanismo di gioco.

Per concludere Dragon's Crown è un vero gioiellino: solo la cura e l'arte grafica adottate giustificherebbero l'acquisto di questo gioco. Se poi si aggiungono anche il gameplay efficace e divertente, i richiami continui ai grandi classici del passato e la scelta di un genere ormai scomparso, si ottiene un prodotto che si avvicina a un piccolo capolavoro. Se però si considera anche un pubblico di ragazzi con meno di 25 anni che quando si parla di Golden Axe pensano “robe da nonni”, allora per loro questo gioco potrebbe risultare monotono e ripetitivo: molto bello da vedere ma subito stancante.

Dal canto mio, che da bambino saltavo le lezioni di catechismo per spendermi le mille lire in sala giochi, spero tanto che Dragon's Crown apra le porte al ritorno dei picchiaduro a scorrimento, di cui sentivamo tantissimo la mancanza.

Pregi:

  • Grafica eccezionale
  • Gameplay semplice ed efficace
  • Multiplayer che ricorda i grandi videogame del passato

Difetti:

  • Identificazione del bottino noiosa che rallenta il gioco per niente
  • Missioni secondarie ripetitive
  • Se non si è dei nostalgici forse potrebbe risultare un gioco noioso

VALUTAZIONE COMPLESSIVA:  8.5

La recensione di Dragon's Crown è stata scritta e curata da Craving per GameStorm.it, pubblicata il 24-10-2013

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